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News

Roma, 07/06/2007 ore 9.28.00
««« Visco, il governo vince al Senato

Quasi tredici ore di passione per archiviare l'ennesimo giorno più lungo del governo Prodi, quello in cui il caso Visco-Guardia di finanza arriva al Senato con tutto il suo carico di polemiche e rischi per l'esecutivo. Alla fine, bocciati tutti gli ordini del giorno dell'opposizione e approvato quello del governo (169 presenti, 168 votanti, 168 favorevoli), con correzione: nessun accenno di "apprezzamento" per la Gdf, a causa di una trappola regolamentare che ha costretto il presidente del Senato, Franco Marini, a cassare quella parte, pur contenuta nell'odg della maggioranza, perchè già bocciata poco prima in un odg dell'opposizione.

Padoa-Schioppa:"Gdf era un corpo separato". Doveva durare venti minuti, è andata avanti per quasi un'ora la replica di Tommaso Padoa-Schioppa, seguìta al dibattito in Aula e contestata dall'opposizione. Che mal ha tollerato le parole del ministro dell'Economia nei confronti dell'ex generale della Gdf, Roberto Speciale. Padoa-Schioppa ha parlato di "opacità dei comportamenti" e di "gestione personalistica" del Corpo, ma ha anche accusato Speciale di aver creato una "forte discrasia" tra la Gdf e il potere politico. Da qui, nessun dubbio "nè perplessità sulla fondatezza sostanziale e formale del provvedimento di revoca da me proposto e approvato all'unanimità dal Consiglio dei ministri". E precisa: "Non esiste alcun nesso tra Unipol e questa vicenda", lo dimostra il fatto che non è stato citato un solo episodio a sostegno di questa tesi.

Le contestazioni. "Visco santo subito", c'era scritto su uno striscione esposto in Aula durante l'intervento di Padoa-Schioppa. Ma non è stata questa l'unica forma di protesta della Cdl. Grida e fischi che, a pochi minuti dall'inizio dell'intervento del ministro dell'Economia, hanno costretto il presidente Franco Marini a sospendere la seduta. La contestazione è andata avanti fino alla fine, fra boati e cori al grido di "Buffone, buffone". E insulti. Come quando Francesco D'Onofrio, capogruppo Udc, ha dato per ben sette volte dell'"ignorante" al ministro. O quando Altero Matteoli, capogruppo di An, gli ha detto "lei ha dimostrato di essere la vergogna di questo Paese". La risposta di Padoa-Schioppa: "So che gli italiani sentono la mia voce e non questi schiamazzi ed è per questo che continuo a parlare".

I numeri. Rientrata, dopo l'intervento del ministro, la minaccia della Sudtiroler Volkspartei, che nel pomeriggio aveva ventilato la possibilità di un voto contrario se non fossero state ascoltate le richieste dei senatori altoatesini sulla politica fiscale del governo. Poco dopo le 21 è arrivata Rita Levi Montalcini, la cui presenza ha portato a 2 il numero dei senatori a vita (in Aula c'era già Emilio Colombo).

Il voto. L'Aula ha bocciato prima la mozione della Cdl che chiedeva il ritiro di tutte le deleghe al viceministro Visco (150 sì, 160 no e nessun astenuto), poi quella che esprimeva "solidarietà" alla Gdf (155 sì e 60 no). Dopo il voto sulle mozioni si è passati agli ordini del giorno: ne sono stati bocciati 5, presentati da Calderoli (maggioranza sempre compatta sui 160 voti, opposizione oscillante da 155 a 154, con uno o due senatori in meno rispetto ai 156 che ha sulla carta). Bocciato anche un emendamento del senatore Massidda (Fi). Solo in una votazione il Senato è andato in parità con 155 sì, 155 no e 5 astenuti: sull'odg della Cdl che impegna il governo a rispettare il dettato della legge del 1959, che specifica che la Gdf dipende direttamente e a tutti gli effetti dal ministero delle Finanze. L'emendamento non è passato perchè un voto di parità non basta per l'approvazione (serve la maggioranza).

Il voto finale. Le votazioni sono finite in un clima di bagarre con l'opposizione che ha contestato l'odg della maggioranza che, oltre a condividere l'operato del governo, esprimeva anche "apprezzamento" per la Gdf. Ma "apprezzamento" era contenuto pure - con parole quasi identiche a quelle usate dal centrosinistra - in un odg già bocciato. Marini, dopo le contestazioni, ha dovuto riconoscere che poteva essere ammessa solo quella parte, del testo della maggioranza, in cui si afferma che "il Senato condivide l'operato del governo". Cassata, dunque, la parte - considerata politicamente altrettanto importante - che "esprime pieno apprezzamento per il ruolo che svolge la Gdf, essenziale per l'ordine democratico e l'equità fiscale".

Le reazioni. "La maggioranza c'è ed è compatta", dice il segretario Ds Piero Fassino, ospite del programma Ballarò. Ribadisce che "non è vero che questi ufficiali, oggetto del polverone, si occupassero dell'indagine su Unipol. Non c'è nessuna prova, l'inchiesta è in mano al nucleo di valutazione tributaria della Gdf di Roma". E conclude: "Temo ondate di veleni e fango". Replica Ignazio La Russa (An), ospite dello stesso programma: "Per battere Prodi non c'è bisogno di fango, basta guardare quello che state facendo". Il capogruppo di Fi al Senato Renato Schifani commenta che "sono state rotte le regole costituzionali" e annuncia: "Da domani alzeremo il livello dello scontro". Gli risponde la capogruppo dell'Ulivo a Palazzo Madama, Anna Finocchiaro: "Sono curiosa di capire dove arriva questo scontro. Dopo aver tirato in ballo pezzi dello Stato che non c'entrano, lamentato l'emergenza democratica, invocato le elezioni, minacciato scioperi fiscali e manifestazioni, vogliono bloccare il Senato. Non mi pare un segnale positivo verso i cittadini, che invece pensano che i parlamentari debbano guadagnarsi lo stipendio stando qui a lavorare".


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Ultimo aggiornamento pagina: 22/6/2007 05:20:27
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